G«Alessandro, ciao! Come va?»
A«Che fai sfotti? Mi hai preso a calci per tutta la storia, mi hai massacrato facendomi passare per un egoista e bastardo… Comunque grazie, sto benissimo. E tu? La famiglia, la salute. Ho sentito dire che hai un gatto. La sue unghie sono più affilate delle tue? Fa male quando ti graffiano eh?»
G«Raccontaci un po’ del tuo personaggio nel romanzo…»
A«Si vabbé, ma che ti avrò fatto mai? Se è vero, come ho letto da qualche parte che tutta sta montatura è stata un modo per sfogarti dopo il break con chi sai tu… perché ci sono finito anch’io nel romanzo?»
G«Tu eri la malattia, lui avrebbe dovuto essere la cura, solo che alla fine la cura si è rivelata più deleteria della malattia stessa…»
A«Non ho capito niente.»
G«Ok, torniamo alla domanda: chi è Alessandro Bulli?»
A«Un fetente. E prima di essere un fetente è il capitano, il calciatore navigato e fedifrago, a cui capitano cose orribili ma… non posso svelare il finale?»
G«Meglio di no.»
A«Uhm. Ok.»
G«Ma fuori dal romanzo, come senti veramente di essere?»
A«Lo sai bene come sono. Sono un uomo serio…»
G«Cough… cough…»
A«Come desidera milady, sono un uomo quasi sempre serio, mi piace divertirmi, adoro mio figlio, forse, ecco, faccio troppe cose insieme per riuscire a farne una buona.»
G«Onestamente, preferisci Laura o Sabrina?»
A«Senti, non so da dove l’hai pescata Laura, ma guarda, nella realtà col piffero che avrei mai sposato una frigida bigotta come quella. Con Sabrina è tutto uno sbattimento. Senza metafore.»
G«E tra Andrea e il giocatore?»
A«Andrea a un certo punto cambia… in peggio. Ma quel peggio è sempre meglio di quello gnoccolone di Fabio…»
G«Ehm, sarebbe Flavio»
A«Ma anche Fazio va bene. È una lagna, madonna santa. E poi perché chiami sempre e solo lui il giocatore? Noi altri che saremmo: i pupazzetti del calciobalilla, non ho capito?»
G«Come mi giudichi come (tua) autrice?»
A«Che lavoro fai? Veramente, intendo.»
G«Sono nell’ufficio commerciale di un’azienda»
A«Sei brava?»
G«Credo di sì.»
A«E allora è meglio se torni a fare il mestiere tuo e lasci in pace me e tutti gli altri, chè mi pare che basta starti un po’ sulle balle per farci sputtanare in quello che scrivi.»
A«Che fai sfotti? Mi hai preso a calci per tutta la storia, mi hai massacrato facendomi passare per un egoista e bastardo… Comunque grazie, sto benissimo. E tu? La famiglia, la salute. Ho sentito dire che hai un gatto. La sue unghie sono più affilate delle tue? Fa male quando ti graffiano eh?»
G«Raccontaci un po’ del tuo personaggio nel romanzo…»
A«Si vabbé, ma che ti avrò fatto mai? Se è vero, come ho letto da qualche parte che tutta sta montatura è stata un modo per sfogarti dopo il break con chi sai tu… perché ci sono finito anch’io nel romanzo?»
G«Tu eri la malattia, lui avrebbe dovuto essere la cura, solo che alla fine la cura si è rivelata più deleteria della malattia stessa…»
A«Non ho capito niente.»
G«Ok, torniamo alla domanda: chi è Alessandro Bulli?»
A«Un fetente. E prima di essere un fetente è il capitano, il calciatore navigato e fedifrago, a cui capitano cose orribili ma… non posso svelare il finale?»
G«Meglio di no.»
A«Uhm. Ok.»
G«Ma fuori dal romanzo, come senti veramente di essere?»
A«Lo sai bene come sono. Sono un uomo serio…»
G«Cough… cough…»
A«Come desidera milady, sono un uomo quasi sempre serio, mi piace divertirmi, adoro mio figlio, forse, ecco, faccio troppe cose insieme per riuscire a farne una buona.»
G«Onestamente, preferisci Laura o Sabrina?»
A«Senti, non so da dove l’hai pescata Laura, ma guarda, nella realtà col piffero che avrei mai sposato una frigida bigotta come quella. Con Sabrina è tutto uno sbattimento. Senza metafore.»
G«E tra Andrea e il giocatore?»
A«Andrea a un certo punto cambia… in peggio. Ma quel peggio è sempre meglio di quello gnoccolone di Fabio…»
G«Ehm, sarebbe Flavio»
A«Ma anche Fazio va bene. È una lagna, madonna santa. E poi perché chiami sempre e solo lui il giocatore? Noi altri che saremmo: i pupazzetti del calciobalilla, non ho capito?»
G«Come mi giudichi come (tua) autrice?»
A«Che lavoro fai? Veramente, intendo.»
G«Sono nell’ufficio commerciale di un’azienda»
A«Sei brava?»
G«Credo di sì.»
A«E allora è meglio se torni a fare il mestiere tuo e lasci in pace me e tutti gli altri, chè mi pare che basta starti un po’ sulle balle per farci sputtanare in quello che scrivi.»